Quando a casa dei nonni arrivava in visita sua figlia, io, piccolina, lasciavo i giochi e mi precipitavo lì, per ascoltarla.
Mi piaceva: era allegra, gentile e soprattutto mi raccontava del Kenya (dove lavorava) e di lui, suo padre, Salvador Condè, appassionato di astronomia. Me lo immaginavo una persona straordinaria, perché si era costruito una cupola osservatorio in casa e poteva starsene a studiare il cielo e a saziarsi di stelle ogni volta che lo volesse. Che fortunato! Sognavo di incontrarlo, di entrare nel suo osservatorio e di carpire qualche segreto per poter diventare anch’io, da grande, una studiosa delle stelle. Quando lo conobbi, capii che davvero era un uomo straordinario per generosità e carisma, ma anche per la passione con cui coltivava la propria cultura e la condivideva con chi lo ascoltava parlare e spiegare le meraviglie del cielo, durante qualche conferenza pubblica o in casa.
L’ho rivisto anni fa a Casa Marina, molto anziano, ma energico e appassionato astrofilo come un tempo. Chi in AAE lo conosceva e aveva collaborato con lui in varie occasioni, ricordava progetti condivisi e parlava della meridiana che egli aveva ideato e fatto costruire ad Abano. Ciò che mi incanta di più di quest’opera sono le dimensioni (è una delle più grandi d’Europa) e la complessa simbologia filosofica, oltre che astronomica. Passando oltre due labirinti a Ovest della piazza, si arriva a un grande cerchio raffigurato sulla pavimentazione dentro il quale stanno un quadrato e la Terra, con gli altri elementi aristotelici acqua, aria e fuoco; e da lì, poi, si accede all’area con la meridiana e i grandi segni dei pianeti e dello zodiaco. Bellissimo, un percorso simbolico nel Tempo, oltre che nello spazio; il passaggio dal labirinto del caos, o del mistero che avvolge l’esistenza, alla conoscenza razionale, alla comprensione della nostra dimensione terrena (quel quadrato nel cerchio), per immergerci, poi, nella dimensione più vasta dell’Universo e nello studio dello spazio-tempo (quella piazza con lo gnomone su cui si legge l’emblematico motto “Sicut Sol fulgeat pax”).
Mi piace ricordare l’astrofilo che ha frequentato la nostra associazione come un uomo carismatico che, per quanto gli era possibile, ha cercato di traghettare tanti di noi, più o meno curiosi di stelle, dal labirinto dei dubbi e delle preoccupazioni quotidiane al desiderio di indagare, alla curiosità di osservare, alla soddisfazione (e magari anche alla pace) che la riflessione sul Cosmo e sul nostro rapporto con esso può dare.