Dopo interminabili ore di addestramento, migliaia di milioni di dollari spesi, tre astronauti morti, anni di progettazione e sogni consumati da intere generazioni, l'uomo è finalmente atterrato sulla Luna e dopo poche ore dall'allunaggio, incomincierà a prendere confidenza con il suo primo mondo alieno, in assoluto il primo che s'incontra nella lunga strada verso le stelle.
Era il 20 luglio del 1969 e l'umanità, quella dotata di televisione, rigorosamente in bianco e nero, o di radio, rimaneva affascinata e con il fiato sospeso per l'avventura americana dell'esplorazione del nostro satellite.
All'epoca ero un ragazzino di dieci anni e le impressioni che ne ricevetti erano esaltanti, gloriose, avventurose e come se non bastasse avevo appena finito di leggere “dalla Terra alla Luna” di J. Verne, nel mio immaginario la fantascienza che si avverava così come era stato per “20.000 leghe sotto i mari” letto con la sicurezza che i sottomarini già esistevano.
Oggi mi rendo conto di non essere riuscito ad assaporare in pieno la genialità della creazione fantastica del Verne e sposo in pieno il vecchio detto che la realtà supera spesso la fantasia, così e stato per il programma Apollo.
Ben diverse sono le riflessioni che oggi suscita il ricordo di questa umana avventura, dove le emozioni del tempo giovanile sono state sedimentate e corrotte al tempo stesso dagli studi e dalle letture, ma sopratutto dal confronto del quotidiano della “vita di tutti i giorni che cambia” con i ricordi del quotidiano degli anni sessanta/settanta.
Le immagini di Amstrong che posa il piede sul suolo selenico in bianco e nero, grossolane e poco nitide già hanno poco a che fare con le riprese a colori e in buona definizione della partenza dell'ultimo LEM della Apollo 17 nel dicembre del 1972, poco più di tre anni dopo.
L'avventura Apollo ha segnato l'inizio dell'odierna tecnologia e la sperimentazione fatta allora è stata utilizzata, oltre che per applicazioni militari, anche per quelle civili, e tutto ciò che oggi ci sembra sempre esistito ed irrinunciabile: i computers portatili, le video camere, la TV a colori in HD, il goretex, le microfibre,la telemetria, i cellulari, il GPS, i cibi liofilizzati, gli integratori alimentari ecc. hanno avuto i loro germi nei laboratori della NASA e delle aziende che hanno contribuito ad inviare l'uomo sulla Luna.
Mai fu più profetico Amstrong con la sua frase “un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l'umanità”, e l'avventura non è ancora finita.
Nella fine degli anni sessanta l'esplorazione della Luna è stato anche un businness per molti media gestito, con gli strumenti disponibili al tempo, in maniera massiccia e capillare con la consapevolezza che la prossima esplorazione umana sarebbe stata lunga a venire.
Sono molti quelli che in casa hanno qualche giornale di quei tempi dal Corriere della sera alla Stampa per parlare dei nazionali ma anche il Gazzettino ed il Resto del Carlino per i locali, dall'Europeo ad Epoca, passando per l'Espresso, settimanali che pubblicavano vari speciali, che poi si raccoglievano e rilegavano (Epoca allora finanziava i vari viaggi ed esplorazioni di Walter Bonatti), permettendo di lasciare una traccia nobile ed evidente del divenire storico in casa del maggior numero possibile d'Italiani, come i “dischi” in vinile a 45 giri, con le voci di RuggeroOrlando corrispondente dall'America e Tito Stagno giornalista RAI dall'Italia, o la trascrizione “completa” della missione lunare ricavata dalle registrazioni audio degli Astronauti, per finire alla stampa degli scudetti delle varie missioni che avevano ognuna un nome diverso pur inserite nel programma Apollo.
A distanza di quarant'anni rimangono i ricordi di quell'epopea della nuova frontiera dello spazio negli episodi più significativi delle varie missioni:
l'Apollo 10 che arriva sino a 14,5 km dalla superficie selenica;
all'11 che atterrando riparte per il viaggio di ritorno usando una matita (la leva d'innesco dei motori per il decollo si è rotta contro il pesante equipaggiamento degli astronauti);
la 12 che atterra nell'oceano delle tempeste a 185 m dalla sonda Surveyor 3 per recuperarne la telecamera;
la 13 che non arriverà mai sulla superficie della Luna, a causa di un guasto ad uno dei serbatoi d'ossigeno, e sarà costretta ad orbitarci intorno per ricevere la spinta che le permetterà di tornare sulla Terra, con il LEM che garantisce la sopravvivenza all'equipaggio;
la 14 con le sue due attività esplorative di 4 ore ciascuna e l'ausilio di un carretto (il primo veicolo lunare);
la 15 che visiterà la regione degli Appennini Lunari utlizzando il primo veicolo lunare a motore ed omaggiando Galileo con l'esperimento del martello e la piuma che cadendo raggiunsero il suolo contemporaneamente;
la 16 e la 17 per le indimenticabili immagini del decollo dalla superficie lunare.
Altre missioni Apollo la 18, la 19 e la 20 vengono annullate per gli alti costi, lo scarso interesse del pubblico e perchè ormai lo scopo di raggiungere la Luna con missioni umane è stato raggiunto.
Ma i materiali non vengono buttati ma riconvertiti, progettando così lo Skylab, la prima stazione orbitale, con un terzo stadio del Saturn 5 che viene modificato per essere abitato ed eseguire esperimenti di fisica, astrofisica e di medicina metabolica sulla permanenza prolungata nello spazio.
Forse il preludio di altre missioni umane o di una base permanente sulla Luna... ma le speranze e le illusioni di quegli anni si sono ormai spente od assopite facendoci capire che forse dobbiamo ancora studiare la Terra, che attualmente è la nostra unica casa, e noi stessi, per trovare una soluzione accettabile ed eco compatibile con il nostro sviluppo e l'eco sistema che ci accoglie.
Pierandrea Brancaleoni